Caricato il: 14/02/2014
La forma
Il quyen (termine vietnamita che indica la forma) è uno strumento molto importante in un'arte marziale in quanto rappresenta il principale mezzo per trasmettere il bagaglio tecnico tipico di una scuola e per esercitare, apprendere ed insegnare le tecniche stesse, ma non solo: il quyen dà anche voce al messaggio filosofico e alla tradizione che anima i gesti, ma soprattutto fa del movimento una forma di espressione che permette all'allievo di intraprendere un percorso interiore.
Le potenzialità del quyen possono ricondursi all'armonia dettata dal dao. E' infatti possibile trovare delle corrispondenze tra le caratteristiche del quyen e le qualità am (negativo), duong (positivo) e dao: tutto ciò che non è direttamente visibile può essere ricondotto alla parte am (tecniche energetiche, messaggio filosofico e conservazione della tradizione); ciò che invece è legato all'esercizio fisico e tecnico è l'aspetto duong ed infine l'esecuzione armonica dei movimenti è l'aspetto dao.
Il quyen è un punto di inizio e al contempo è un punto di arrivo.
Il praticante dapprima esegue passivamente delle tecniche, lavora sulla preparazione fisica, e, con la continua ripetizione, imprime fluidità al movimento, ma in queste fasi iniziali rimane una separazione tra l’azione e il soggetto dell’azione. Con l’accrescimento della consapevolezza e con l’interiorizzazione del movimento, l’allievo mette in gioco una parte sempre più intima di sé e il movimento diventa un mezzo di espressione, la pratica si avvicina ad un esercizio artistico e pian piano la separazione iniziale scompare: il praticante non esegue più una tecnica, ma esprime una tecnica.
Lo studio di un quyen richiede perseveranza e costanza, l’esecuzione di una forma richiede pochi secondi, ma ogni performance è il risultato di un profondo lavoro di mesi e spesso di anni, necessario per rendere le tecniche istintive, limpide e forti.
Lo scopo di un tale addestramento è quello di insegnare alla mente e al corpo ad essere un tutt’uno, non quello di utilizzare le proprie abilità contro gli altri.
La pratica di una forma all’interno di una classe marziale non è però solo un esclusivo percorso individuale, ma permette anche di accrescere lo spirito di gruppo: eseguire in sincronia le stesse tecniche con i propri compagni e compagne sviluppa empatia, unione e fa di tanti individui un solo corpo che respira la stessa aria e muove le sue membra in un unico gesto.
Aspetti filosofici
In ogni arte marziale sia essa cinese, giapponese o vietnamita è evidente che ciò che rende una sequenza di tecniche fondamentali una vera forma è la filosofia che la anima.
Il quyen è denso di implicazioni filosofiche, la pratica cosciente di un quyen avvicina il praticante alla natura e alle leggi che la governano, lo aiuta ad accrescere il suo senso di appartenenza alla dinamica universale.
Lo studio della filosofia all’interno di una pratica marziale dà l’opportunità di acquisire consapevolezza e coscienza all’interno di una pratica in cui il lavoro fisico potrebbe sovrastare il lavoro intellettuale creando una sproporzione.
Il quyen è uno tra i mezzi privilegiati per trasmettere il messaggio filosofico che è alla base di una disciplina marziale.
Ogni praticante deve avere coscienza di essere una piccola parte di un tutto, in cui ogni elemento, evento, azione e reazione è reciprocamente interconnessa. Quindi l’armonia del macrocosmo dipende sia dall’armonia individuale, ma anche dalla qualità delle relazioni e dei legami che si instaurano tra le parti del tutto, tra i vari microcosmi che lo compongono. In un tutto così interconnesso, la salute ed il benessere individuali amplificano ed accrescono il benessere collettivo.
Raggiungere questa coscienza è forse l’obiettivo più nobile di un’arte marziale, una coscienza che illumina un percorso di vita che porta allo sviluppo di una consapevolezza e sensibilità sempre maggiori. Essere coscienti dell’interazione tra macrocosmo e microcosmo, della presenza della vita in ogni elemento dell’universo, permette di comportarci con rispetto, sviluppando empatia e sentimento nei confronti del reale.
Una realtà che, governata da processi ciclici, fa del movimento la sua essenza principale, nella quale l’equilibrio nasce dal continuo alternarsi di forze contrastanti.
Per tale motivo è difficile slegare la filosofia dall’arte marziale, per questo essa diviene l’anima dell’arte stessa, al pari della forza, dell’equilibrio e della flessibilità, perciò un’arte marziale può definirsi come una “filosofia in movimento” e il praticante consapevole diviene un artista nel senso più autentico della parola.
Con il quyen questa filosofia in/del movimento prende forma.